Anna, con la sua eleganza tipica, si inoltrò tra le maestose colonne della cattedrale di Santo Stefano. La luce calda del tardo pomeriggio filtrava attraverso i vetri colorati, creando un gioco di ombre e riflessi sul pavimento di marmo. I suoi passi risuonavano nel silenzio solenne, mentre si avvicinava all’altare principale.
Uscita da lì, con il suo telefono in mano, si scattò un selfie, catturando l’aura mistica del luogo. Il suo sorriso radiante e gli occhi luminosi raccontavano una storia di bellezza e contemplazione. Anna inviò il selfie ai suoi colleghi a Parigi, con un messaggio breve ma significativo: “Vienna è magica. Mi mancate!”
La cattedrale di Santo Stefano, conosciuta anche come Stephansdom, è uno dei simboli di Vienna, in Austria. Le sue fondamenta risalgono al 1147, quando fu costruita una chiesa romanica sullo stesso sito. Nel XIII secolo, venne eretta una struttura romanica più grande, e solo tra il XIV e il XV secolo la chiesa assunse la sua forma gotica. Gli Asburgo apportarono ulteriori aggiunte, tra cui la torre settentrionale. Nel 1515, la cattedrale fu teatro del doppio matrimonio tra i nipoti di Massimiliano e i figli del re d’Ungheria. Nel 1916, vi si tennero i funerali dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Duramente colpita dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, fu restaurata e ricostruita negli anni successivi1. La facciata principale presenta la “Porta dei giganti” e le due torri gemelle chiamate “Torri dei Pagani”. La torre campanaria a nord ospita la Pummerin, una campana di 20 tonnellate fusa dalle palle di cannone sparate dai Turchi contro le mura viennesi durante l’assedio della città. Per raggiungere la sommità della torre sud, bisogna salire una scala di 343 gradini.
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